mercoledì 1 maggio 2013

La Tribuna di Treviso A piedi verso il Quirinale per chiedere tutele e lavoro

La marcia da Solighetto a Roma per dire basta ai suicidi: il racconto di Roberto Sepulcri

Roberto Sepulcri
PIEVE DI SOLIGO. Da piazza Solighetto, Pieve di Soligo, a piazza Quirinale, Roma: 456 chilometri, a piedi, per dire basta ai suicidi. Partenza domenica 19 maggio, arrivo previsto sabato 15 giugno. Quasi un mese di marcia per portare le firme da tutta Italia al Presidente della Repubblica. Firme di disoccupati, cassintegrati, precari e imprenditori in ginocchio che chiedono, tutti, una cosa sola: «Lavoro». Politici, no grazie. E quella che doveva essere l’impresa di due artigiani di Follina e Pieve di Soligo, sta diventando un movimento di protesta che ingrossa le sue fila ogni giorno di più, e travalica i confini del distretto del mobile del Quartier del Piave. Blog, Facebook e passaparola stanno accendendo i riflettori sulla marcia anti-suicidi. «Siamo motivatissimi» dichiara Roberto Sepulcri, artigiano di Follina, che assieme al pievigino Rolando Fornasier ha lanciato il sasso nello stagno. Dopo l’annuncio, altre persone si sono aggiunte all’impresa. Come l’operaio Antonio Vedovato di Follina, che dopo una vita trascorsa a montare camerette e soggiorni, da dipendente dei grossi mobilifici del Quartier del Piave, oggi si ritrova senza lavoro. O come Loris Trentin, geometra di Castelfranco, anche lui disoccupato dopo i fasti degli anni scorsi, quando il lavoro sembrava non finire mai. I quattro saranno seguiti da un amico in camper, con viveri, rifornimenti e kit per le emergenze. Proveranno a coinvolgere altre persone lungo il percorso. Qualcuno li seguirà, qualcuno metterà solo la firma su un documento che, al termine della passeggiata lunga 25 giorni e 112 ore, sarà consegnato all’inquilino del Quirinale. «Chiederemo alla gente solo una cosa: di non suicidarsi più» spiega l’organizzatore, Roberto Sepulcri. Originario del Friuli, 47 anni, arrivò a Pieve di Soligo da carabiniere. Lasciò la divisa per fare l’artigiano, la sua vera passione, quello per cui aveva studiato. «Ma da quattro mesi sono senza commesse» spiega «e pensare che anche mio figlio, 19 anni, si era messo a lavorare con me. A chi ci vorrà ascoltare, chiederemo lavoro e basta». Anche Rolando Fornasier, il primo ad aver aderito, oggi è senza lavoro: un anno fa ha chiuso la sua impresa artigianale a Solighetto. «La marcia è aperta a tutti, chiunque si può aggregare» spiega Roberto. Che aggiunge: «Dev’essere una protesta pacifica. Non vogliamo estremisti, né politici al seguito».

Andrea De Polo

Fonte:Tribuna di Treviso




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