La marcia da Solighetto a Roma per dire basta ai suicidi: il racconto di Roberto Sepulcri
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Roberto Sepulcri |
PIEVE DI SOLIGO. Da piazza Solighetto, Pieve di Soligo, a piazza
Quirinale, Roma: 456 chilometri, a piedi, per dire basta ai suicidi.
Partenza domenica 19 maggio, arrivo previsto sabato 15 giugno. Quasi un
mese di marcia per portare le firme da tutta Italia al Presidente della
Repubblica. Firme di disoccupati, cassintegrati, precari e imprenditori
in ginocchio che chiedono, tutti, una cosa sola: «Lavoro». Politici, no
grazie. E quella che doveva essere l’impresa di due artigiani di Follina
e Pieve di Soligo, sta diventando un movimento di protesta che ingrossa
le sue fila ogni giorno di più, e travalica i confini del distretto del
mobile del Quartier del Piave. Blog, Facebook e passaparola stanno
accendendo i riflettori sulla marcia anti-suicidi. «Siamo motivatissimi»
dichiara Roberto Sepulcri, artigiano di Follina, che assieme al
pievigino Rolando Fornasier ha lanciato il sasso nello stagno. Dopo
l’annuncio, altre persone si sono aggiunte all’impresa. Come l’operaio
Antonio Vedovato di Follina, che dopo una vita trascorsa a montare
camerette e soggiorni, da dipendente dei grossi mobilifici del Quartier
del Piave, oggi si ritrova senza lavoro. O come Loris Trentin, geometra
di Castelfranco, anche lui disoccupato dopo i fasti degli anni scorsi,
quando il lavoro sembrava non finire mai. I quattro saranno seguiti da
un amico in camper, con viveri, rifornimenti e kit per le emergenze.
Proveranno a coinvolgere altre persone lungo il percorso. Qualcuno li
seguirà, qualcuno metterà solo la firma su un documento che, al termine
della passeggiata lunga 25 giorni e 112 ore, sarà consegnato
all’inquilino del Quirinale. «Chiederemo alla gente solo una cosa: di
non suicidarsi più» spiega l’organizzatore, Roberto Sepulcri. Originario
del Friuli, 47 anni, arrivò a Pieve di Soligo da carabiniere. Lasciò la
divisa per fare l’artigiano, la sua vera passione, quello per cui aveva
studiato. «Ma da quattro mesi sono senza commesse» spiega «e pensare
che anche mio figlio, 19 anni, si era messo a lavorare con me. A chi ci
vorrà ascoltare, chiederemo lavoro e basta». Anche Rolando Fornasier, il
primo ad aver aderito, oggi è senza lavoro: un anno fa ha chiuso la sua
impresa artigianale a Solighetto. «La marcia è aperta a tutti, chiunque
si può aggregare» spiega Roberto. Che aggiunge: «Dev’essere una
protesta pacifica. Non vogliamo estremisti, né politici al seguito».
Andrea De Polo
Fonte:
Tribuna di Treviso
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