Quattro lavoratori in marcia contro l’emergenza suicidi

Hanno percorso quasi 600 km, dalla Provincia di Treviso fino a Roma, con l’obiettivo di sensibilizzare la coscienza del paese riguardo ai suicidi di lavoratori e piccoli imprenditori

di Guglielmo Sano

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Si chiamano Roberto Sepulcri, Rolando e Sandro Fornasier, Loris Trentin e Mauro Colombera: erano artigiani e liberi professionisti, ora si trovano senza lavoro e senza impresa. Come tanti altri lavoratori e piccoli imprenditori, di quello che una volta era il “florido nord-est”, hanno pensato di togliersi la vita. Alla fine ha prevalso, in loro, la voglia di continuare a lottare, non solo per loro stessi ma per tutti quei lavoratori, stretti, nella morsa della crisi e dei debiti.

Sono partiti dalla Provincia di Treviso in direzione Roma, l’obiettivo era incontrare il Presidente della Repubblica e il Papa o, comunque, qualsiasi altra grande personalità disposta ad ascoltare la loro voce. Naturalmente le loro speranze sono state quasi del tutto spazzate via, ma non sembrano volersi arrendere.

Hanno intrapreso la loro marcia il 19 maggio scorso, concludendola circa un mese dopo.A Roma avrebbero voluto esprimere la loro estrema preoccupazione per l’emergenza suicidi che colpisce, da vicino, il loro territorio ma che, ormai, si è tragicamente estesa a tutta l’Italia.  Emergenza che ormai è problematica sociale, a cui non solo le coscienze dovrebbero sensibilizzarsi, ma alla quale le istituzioni dovrebbero far fronte.

Una volta arrivati nella capitale, non sono riusciti a incontrare il Presidente della Repubblica: Giorgio Napolitano si è limitato ad inviare una nota di apprezzamento per l’Impresa. Sono riusciti invece ad assistere all’udienza di Papa Francesco non prima, però, di aver passato tre ore in Questura, dove sono stati trattenuti, dopo che la Polizia gli aveva impedito di mostrare dei cartelloni (che li avevano accompagnati per tutto il viaggio).

Hanno affrontato la lunga marcia per il lavoro e contro i suicidi senza voler fare del sensazionalismo: non tutti i suicidi sono collegati alla crisi, ma indubbiamente i lavoratori che si tolgono la vita, per motivi a essa legati, sono in netto aumento. È molto difficile produrre una statistica in questo senso: dati risalenti al 2010 parlano di un 24% di suicidi in più a causa di debiti e situazione lavorativa e di un 20% in più di tentativi suicidiari per gli stessi motivi.

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Sepulcri e gli altri sapevano di non essere i soli ad avere pensieri del genere, hanno visto decine di lavoratori come loro scegliere la via del suicidio, loro stessi hanno voluto ricostruire le storie dei loro colleghi più disperati, producendo delle statistiche “dal basso”, così da poter dimostrare lo stato di un territorio che prima era fiore all’occhiello dell’economia non solo di tutta la regione, ma del paese intero.

Il trevigiano era un feudo leghista, territorio di grandi fortune per il partito di Bossi e Maroni. Dopo decenni di dominio “verde”, gli abitanti hanno scelto di cambiare, ma l’iniziativa dei cinque lavoratori non ha colore politico, in nessun modo hanno cercato qualcuno che gli “dettasse la linea”.

Il loro viaggio, raccontato dal blog versoromacontroisuicidi.blogspot.it, si è svolto all’insegna dell’incontro con la gente, con le persone in difficoltà, quelle persone che spesso, sempre più spesso vengono ridotte a una “cartella esattoriale”. 

Quando i cinque tornano a casa, finalmente in macchina, restano soli con i bei ricordi: il sindaco di Bagno di Romagna, in Provincia di Forlì, che ha offerto alloggio e vestiti pesanti (a fine maggio c’erano 7 gradi), la protezione civile di Ravenna per loro ha organizzato una festa, la fornaia di Comacchio che gli ha offerto pane e pizzette per poi raccontare che anche il marito voleva farla finita.

Qualcuno si è mostrato meno accogliente, come il capo gabinetto del sindaco di Perugia che regala un “bacio” di cioccolato a ognuno dei viandanti per poi sparire o come il sindaco di San Sepolcro che neanche si è accorto del loro passaggio, per poi chiedergli se sarebbero passati di nuovo. I cinque, però, sono soddisfatti: il loro obiettivo era parlare, conoscere, discutere, loro hanno fatto più di un passo per il cambiamento, ma non possono fare tutto da soli. Ora tocca agli altri, a tutti noi.

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